BEATO NUNZIO SULPRIZIO - GIUBILEO SPECIALE dal 5 maggio 2017

Duecento anni fa, il 13 aprile 1817, nasce il Beato Nunzio Sulprizio, modello per i giovani operai e per tutti i giovani lavoratori, viene considerato il protettore degli invalidi e delle vittime del lavoro. In concomitanza con tale ricorrenza, Papa Francesco concede alla parrocchia di San Domenico Soriano, in Napoli alla piazza Dante, dove sono conservate le sue spoglie, il Giubileo del Beato Nunzio Sulprizio. Il 5 maggio 2017, con l’apertura della Porta Santa da parte dell’Arcivescovo di Napoli, Crescenzio Sepe, questo Giubileo Speciale, della durata di un anno, fa sì che ai fedeli che visitano la chiesa di San Domenico Soriano il giorno 5 di ogni mese sia concessa l’indulgenza plenaria. 


Nunzio Sulprizio è una figura poco nota ma fortemente attuale, dato che stiamo assistendo a nuovi fenomeni di sfruttamento e precarietà nel mondo del lavoro nei paesi industrializzati, mentre la piaga del lavoro minorile continua ad essere presente in alcune regioni dell'Europa, nei paesi asiatici e sudamericani che hanno visto una crescita rapida del loro prodotto interno lordo a scapito dei diritti dell'infanzia ed in tanti paesi poveri. Inoltre, continuano a verificarsi incidenti sui luoghi di lavoro che potrebbero essere facilmente evitati con l’osservanza delle opportune norme di sicurezza.
È una storia triste quella di Nunzio Sulprizio. Egli nasce a Pescosansonesco (Pescara), dove in tenera età resta orfano ed è affidato alla nonna che, però, muore quando egli ha appena nove anni. Dunque Nunzio viene accolto dallo zio nella sua casa, o meglio, come garzone nella sua bottega di fabbro-ferraio; lo zio toglie Nunzio dalla scuola e lo impegna nei lavori più duri, senza alcun riguardo all'età ed alle più elementari necessità di vita. Nunzio è spesso trattato male, percosso, talvolta anche privato del cibo, quando allo zio sembra che non faccia ciò che gli è richiesto. Nunzio viene inviato a fare commissioni e lavori sotto il sole, la neve, la pioggia, vestito sempre allo stesso modo, a prescindere delle distanze, dai materiali da trasportare, dagli incontri che può fare. Infatti, presto Nunzio si ammala.
Un rigido mattino d’inverno Nunzio è inviato con un carico di ferramenta sulle spalle in uno sperduto casolare sulle pendici di Rocca Tagliata. Ma vento, freddo e ghiaccio lo stremano e, lungo il cammino, mette i piedi accaldati in un laghetto gelido; al rientro a casa egli è spossato, con una gamba gonfia e la febbre alta. Nonostante questo, Nunzio va a letto senza dire nulla allo zio. L’indomani Nunzio non si regge più in piedi, ma per lo zio egli deve comunque lavorare se vuole mangiare. Infatti, Nunzio è talvolta costretto a chiedere un tozzo di pane ai vicini di casa. È in questo contesto che si sviluppa la fede di Nunzio, che sopporta tutto con il sorriso, la preghiera, il perdono, accettando che evidentemente quella sia la volontà di Dio. Appena può, Nunzio si rifugia in chiesa a pregare. Forte di questo, si racconta che egli dia saggi consigli ai contadini che lo interpellano. Ma la malattia prosegue, finché Nunzio si ritrova con una terribile piaga a un piede, che presto va in cancrena. Lo zio, allora, lo impiega a tirare il mantice, non senza dolori fortissimi per l’adolescente. 
D'altronde, Nunzio deve comunque camminare, perché la piaga ha bisogno di continua pulizia ma, quando egli si reca alla grande fontana del paese per pulirsi viene spesso cacciato dalle donne che, andando a lavare i panni, temono che Nunzio inquini l’acqua. Nunzio non si dà per vinto e, allora, trova una vena d’acqua a Riparossa, dove può lavarsi e trascorrere il tempo recitando molti Rosari alla Madonna. La malattia gli impone presto il ricovero nell'ospedale dell'Aquila, tra l’aprile e il giugno 1831, dove però le cure sono inutili, tanto che Nunzio ritorna a casa, ma lo zio lo costringe a chiedere l’elemosina per sopravvivere.
Inaspettatamente, Francesco Sulprizio, uno zio paterno che è militare a Napoli, informato da un uomo di Pescosansonesco, decide di accogliere Nunzio a casa sua e lo presenta al Colonnello Felice Wochinger, conosciuto come “il padre dei poveri”, per la sua fede e la sua carità, che è estremamente colpito da Nunzio, dalla sua sopportazione del dolore e dal suo amore verso Cristo. Il 20 giugno 1832, all'età di 15 anni, Nunzio entra all'Ospedale degli Incurabili, dove il Colonnello Wochinger provvede a tutte le sue necessità. Nunzio stupisce medici e malati per la sua serenità e la sua fede e, dato che nel suo paese bisogna attendere i 15 anni per fare la prima Comunione, Nunzio può ricevere l’Eucaristia proprio a Napoli. Per i due anni successivi Nunzio soggiorna tra l’ospedale di Napoli ed Ischia, dove riceve delle cure termali, raggiungendo qualche miglioramento. Nel frattempo, Nunzio assiste e consola gli altri ammalati ed insegna il catechismo ai bambini ricoverati.
Purtroppo, la situazione precipita nel marzo 1836: Nunzio soffre molto, ha sempre la febbre alta ed il cuore affaticato. Infine, muore la sera del 5 maggio 1836, ad appena 19 anni. Il suo sepolcro diviene subito meta di pellegrinaggio, dato che la sua fama si è diffusa grazie all'esemplare sopportazione della malattia. Presso la fonte di Riparossa viene eretto un Santuario per la conservazione delle reliquie di Nunzio, mentre Pio IX lo dichiara venerabile, nel 1859, e Paolo VI lo proclama beato nel 1963, durate il Concilio Ecumenico Vaticano II. 
Queste sono le sue parole: «Giovane ed operaio, ecco il binomio che sembra definire il nuovo beato (…) e l’elogio del nuovo Beato potrebbe fermarsi qui; ed avrebbe titoli indiscutibili e stupendi per essere ascoltato da voi giovani, da voi operai. Nunzio Sulprizio dirà a voi, giovani, come la vostra età è stata da lui illuminata e santificata; ed egli è una gloria vostra. Egli vi dirà come la gioventù, non dev'essere considerata l’età delle libere passioni, delle inevitabili cadute, delle crisi invincibili, dei pessimismi decadenti, degli egoismi ammirabili; egli vi dirà piuttosto, come l’essere giovani è una grazia, è una fortuna (…). Ed a voi, lavoratori, questo povero e sofferente vostro collega porta un messaggio… dice come la Chiesa pensi a voi, come abbia di voi stima e fiducia (…) come il peso stesso della vostra fatica è titolo per la vostra promozione sociale, e per la vostra grandezza morale (…) Il giovane Sulprizio è il beato della nostra età, invitò tutti a fare amicizia con questo caro beato e pensare umilmente come dobbiamo avvicinare la sua celeste conversazione e come possiamo seguire anche noi il suo terrestre itinerario».
Nicola Campanile, Segretario MLAC della Diocesi di Napoli ed Incaricato MLAC Regione Campania, ricorda che «il Cardinale Corrado Ursi, Arcivescovo di Napoli dal 1966 al 1987, affidò proprio al MLAC napoletano il compito particolare di promuovere la canonizzazione del Beato Nunzio Sulprizio. Inoltre, l’Azione Cattolica napoletana è impegnata a far conoscere questa splendida figura di giovane operaio come punto di partenza di un percorso di riscoperta di quel meraviglioso tesoro di santità laicale nel mondo del lavoro che è custodito, come in uno scrigno in tre meravigliose chiese del centro storico di Napoli, dichiarato Patrimonio dell'’Umanità dall'UNESCO». Infatti, «in un fazzoletto di poche centinaia di metri quadri è possibile incontrare non solo il Beato Nunzio, nella Chiesa di San Domenico Soriano a Piazza Dante, ma anche San Giuseppe Moscati, il medico santo di Napoli, che riposa nella Chiesa del Gesù e poi, semplicemente attraversando la piazza, nella Basilica di santa Chiara, il Servo di Dio Salvo D’Acquisto, il giovane carabiniere che il 23 settembre 1943 offrì la sua vita per salvare un gruppo di civili durante un rastrellamento delle truppe naziste nel corso della seconda guerra mondiale».
_____________________    Fabio Di Nunno    ___________________